TRA L'ASSURDO E IL GROTTESCO, UNA CRISI D'IDENTITÀ NELLA POLONIA RURALE

UN'ALTRA VITA - MUG

UN'ALTRA VITA - MUG

91 min | Grottesco | Polonia

Gli orari indicati corrispondono all'inizio di pubblicità e trailer.

Lo spettacolo inizia 5 minuti dopo.

La programmazione potrebbe subire variazioni senza preavviso.


Regia

Malgorzata Szumowska

Attori

Mateusz Kosciukiewicz Agnieszka Podsiadlik Malgorzata Gorol Anna Tomaszewska Dariusz Chojnacki Dariusz Chojnacki Robert Talarczyk Roman Gancarczyk Martyna Krzysztofik

Genere

Grottesco

Durata

91 min.

Nazione

Polonia

Tipo

Film

Classificazione

Per Tutti

Trama

Jacek ama l'heavy metal e il suo cane. Si diverte ad attraversare le strade di campagna come se fossero piste da corsa e a giocare la parte del tipo alternativo in un tradizionale villaggio della Polonia. Jacek lavora in un cantiere vicino alla frontiera polacco-tedesca dove verrà costruita la più grande statua di Gesù al mondo, che deve competere con quella di Rio de Janeiro. Tuttavia poco dopo aver chiesto la mano alla sua fidanzata Dagmara con cui progettava un futuro insieme, un terribile incidente al lavoro gli sfigura completamente il viso e gli stravolge la vita. Assediato dalla stampa polacca, Jacek diventa il primo caso nel Paese di trapianto alla faccia. La gente lo festeggia come eroe nazionale e martire del lavoro, ma lui non riesce più a riconoscersi allo specchio. Nel frattempo la statua di Gesù diventa sempre più alta.

Note

Dopo In the name of (2013), Malgorzata Szumowska ritorna ad esplorare la vita di provincia della Polonia rurale, imbevuta di cattolicesimo bigotto e superstizioni popolari, in un dramma dallo humour nero e i toni grigi.

La regista polacca conduce sapientemente un aspro dramma sul suo Paese, di cui porta alla luce contraddizioni, ipocrisie e un orgoglio religioso e nazionalistico, di cui è simbolo l'enorme statua di Gesù. La storia di Jacek, outsider del paese che ascolta i Metallica, porta jeans strappati e sogna di trasferirsi in Inghilterra, offre dunque uno sguardo impietoso sulla ristrettezza di orizzonti di un villaggio a cui non si sente di appartenere. Sarà probabilmente lo stesso amore-odio della regista per la sua terra madre, da cui si allontana ma a cui sempre ritorna, che la aiuta a distanziarsi in campi lunghi sulla bellezza della sua Polonia per poi focalizzarsi sullo squallore e sulla piattezza della gente di provincia. In piani sempre più stretti Szumowska osserva il volto sfigurato di Jacek, specchio di un villaggio deformato da meschinità, volgarità e fatalismo.

Mug, che vuol dire appunto "brutto muso" ci porta a riflettere sulla percezione di sé e quella degli altri, sul significato di identità in rapporto all'apparenza. Il viso deforme di Jacek non gli permette più di lavorare, vivere o essere amato come prima, perfino dalla sua stessa madre che vede in lui un'altra persona, un estraneo.


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